Alza la voce con Giulia Michelini e Paola Michelini. Prima nazionale il 6 maggio a L'Aquila

Il teatro italiano riparte da Giulia Michelini e Paola Michelini, protagoniste dello spettacolo “Alza la voce” diretto dal regista Paolo Civati. Finalmente dal 26 aprile riapriranno cinema e teatri in zona gialla e l’Abruzzo sarà una delle regioni dove tornerà la magia del sipario. Lo spettacolo “Alza la voce” è prodotto da Stefano Francioni Produzioni e dal Teatro Stabile D’Abruzzo, che vanta la direzione artistica dell’attore Giorgio Pasotti. La prima nazionale si terrà il 6 maggio alle ore 20 al Teatro comunale de L’Aquila. Naturalmente è solo la prima data del tour teatrale che prevede altre tappe in svariate zone d’Italia. Sarà decisivo anche l’andamento dei contagi e le possibili variazioni dei colori delle regioni. Si spera possa essere una vera ripartenza per lo spettacolo dal vivo, che si è fatto sentire pochi giorni fa con la manifestazione Bauli in Piazza.
Alza la voce trama dello spettacolo teatrale con Paola e Giulia Michelini
Alza la voce prende spunto da un fatto reale- l’Orsa Pizza, chiusa da anni all’interno di una teca in un centro commerciale in Cina- ed utilizza la metafora per riflettere sugli stereotipi legati al femminile oggi, attraverso i personaggi di due donne, Stella e Pizza. Servendosi anche del linguaggio proprio della Stand Up Comedy, Alza la voce racconta un confronto ironico e surreale, che procede per analogie, per sfumature emotive, visive, sonore. Pizza e Stella sono due lati contraddittori della stessa donna, sono una l’opposto dell’altra: Stella fa le pulizie all’interno del centro commerciale in cui Pizza è rinchiusa, ed è determinata a liberarla, come se liberandola potesse spazzare via in un colpo solo tutte le ingiustizie che vede nel mondo e che lei stessa subisce; Pizza è disillusa, amara, leggera, troppo stanca per combattere, troppo feroce per essere davvero addomesticabile. Alza la voce è un tentativo di parlare del femminile e della sua natura, che sfugge a qualsiasi definizione. D’altronde definire l’Altro secondo le proprie categorie di giudizio non significa, di fatto, vincolarlo a uno stereotipo.